Matematico di fama internazionale, e sindaco di Firenze dal 1995 al 1999

È morto stanotte nella sua casa dopo una lunga malattia, Mario Primicerio, 84 anni, matematico di fama internazionale, e sindaco di Firenze dal 2 maggio 1995 al 13 giugno 1999, eletto come indipendente all’interno di una larga coalizione di centrosinistra e con un’esperienza politica non solo locale ma globale maturata, ai tempi, come collaboratore dell’allora sindaco di Firenze, il “sindaco santo” Giorgio La Pira, in nome della pace, del dialogo tra i popoli e tra tutti gli uomini e le donne e della giustizia sociale. Un esponente di punta di quel particolare e valoroso cattolicesimo democratico fiorentino che è stata una delle tradizioni importanti della città. Esponente di punta, Primicerio lo era anche del mondo scientifico come di un tipo di politica, oggi un’araba fenice, frequentata appassionatamente e combattivamente ma mai per potere personale e sempre per un bene comune in cui credeva fermamente.
Uomo mite e schivo di onori e fasti, con quella faccia da eterno ragazzo, gli occhi intensi e intelligenti, il sorriso perenne, segno di amicizia con il mondo e di pacata serenità invece che di espediente per accattivarsi simpatie, la mitezza tramutata in forza, la determinatezza mai trasformata in puntigliosità, la voglia di unire e mai dividere ma neanche abdicare alle proprie convinzioni per compiacere qualcuno, a meno di convincersi che l’altro avesse ragione.
Da sindaco evitava i privilegi, lo vedevi tra la gente magari a fare la fila insieme alla moglie Angela per entrare dove sarebbe stato un invitato d’onore, cittadino tra i cittadini, non si dava arie, non si stagliava per essere riconosciuto. Eppure le persone imparavano a conoscerlo con stima e affetto. Era uomo riservato e non amava certo esporsi ma quando diventò sindaco non ci fu angolo che disertasse in città, dai luoghi del lavoro a quelli della cultura, quelli degli anziani e dei giovani, i teatri e i mercati. Uomo del mondo e della sua città. Uomo della gente. Uomo fuori dal main stream e controcorrente ma sempre dentro la corrente della vita e del dialogo.
Così Firenze piange adesso “uno dei suoi sindaci più illuminati e appassionati”, come giustamente lo definisce l’ex sindaco e attualmente eurodeputato Dario Nardella salutando “l’amico”. Un sindaco scienziato, cattolico, affezionato ai valori fondamentali ma forse anche il sindaco più moderno, quello che in un complesso momento di trasformazione della città ne aveva delineato con rara lungimiranza un profilo promosso da un’idea ancora etica dell’impegno civile e politico, ma anche contemporanea e futura. A cominciare dal formulare l’impianto di una tramvia che, pur ancora in divenire, oggi scarrozza sulle linee esistenti 40 milioni di passeggeri l’anno. Fino alla ferma volontà di risolvere le difficoltà legate alla presenza dei campi nomadi agli orli della città insieme però ai problemi dei loro abitanti.
Quando decise che 500 persone si sarebbero trasferite in alloggi costruiti per loro e che i bambini sarebbero andati a scuola, si ritrovò un Palazzo Vecchio invaso da gente, strepiti e proteste e sempre mitemente ma fermamente non batte’ ciglio finché , prima di finire il mandato, riuscì a consegnare le prime 36 case. Dotato di spirito civico, di apertura al mondo, di feroce attaccamento alla pace e alla fraternità tra i popoli, non pochi in città lo ricordano ancora sul primo convoglio della lunga coda di camion diretti a Sarajevo per portare ai bosniaci il cibo che era riuscito a raccogliere invitando tutti i fiorentini a dividere i loro carrelli della spesa con un popolo affamato dalla guerra, per il quale aveva chiesto aiuto il sindaco Tarik Kuposovic.
Schivo delle sue medaglie ma con un curriculum di docente universitario all’Università di Firenze, presidente del Corso di Laurea in Matematica, preside della facoltà, coordinatore del Dottorato di Ricerca, tra i fondatori dell’European Consortium for Mathematics in Industry, invitato come visiting professor nei più prestigiosi atenei del globo, socio nazionale dell’Accademia nazionale dei Lincei, presidente dell’I2T3 (Industrial Innovation Through Technological Transfer) e della Società italiana di matematica applicata e industriale (SIMAI), presidente della Fondazione Giorgio La Pira di Firenze.
Firenze perde uno dei suoi cittadini di maggior valore e prestigio. Il mondo perde, nel momento di maggiore necessità un uomo di pace che in virtù di questo impegno aveva recentemente ricevuto anche il giglio d’oro dal consiglio comunale. La pace lo contagio’ giovanissimo, appena entrò in contatto con La Pira che nel 1965 accompagnò in missione di pace a Hanoi e con cui portò avanti una serie di iniziative di cooperazione internazionale e dialogo interculturale, tra cui l’organizzazione dei ben noti Colloqui Mediterranei. Insieme a La Pira e da solo fu protagonista di missioni di pace in tutto il mondo, partecipando attivamente a iniziative per la risoluzione del conflitto palestinese-israeliano e per la pace in Vietnam attraverso conferenze internazionali a Versailles e in Canada.
Fu attivo nella Federazione delle Città Unite, presieduta appunto da La Pira, prendendo parte a viaggi in America Latina e in altre aree critiche del mondo. Nel 1984 fondò insieme a padre Ernesto Balducci e ad altri studiosi il «Forum per i Problemi della Pace e della Guerra». Oggi che il terreno scotta, ci balza in mente il suo incontro con Yasser Arafat a Gaza. Primicerio lo invitò a Firenze, il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese accettò, venne e ne nacque un tentativo concreto di provare a costruire con lui e il governo israeliano un percorso di pace in Palestina, fondato sulla prospettiva di due Stati e due popoli. Ormai, sotto il cielo infuocato di Gaza non ci sono più nè l’uno e nè l’altro.
Per Primicerio è il momento del ricordo, l’affetto, il rimpianto, la gratitudine, il più larghi possibile. Dal presidente della Toscana, Eugenio Giani, che lo ricorda “con commozione e dolore come un amico caro e non solo come una figura straordinaria della vita civile, politica e culturale. Firenze perde un maestro, un uomo giusto, un servitore della città”. Un uomo di grande valore che, sottolinea Nardella, “si era messo al servizio della comunità, primo sindaco ad essere eletto direttamente dai cittadini, senza un partito alle spalle ma con la sola forza di una società civile che in quegli anni in Italia aveva rialzato la testa”, ricorda Nardella. Il segretario Cisl Firenze- Prato, Fabio Franchi sottolinea “ l’esempio di cosa sia la politica vissuta come servizio, dato dall’uomo di scienza che ha attenzione alla dimensione sociale tramite radici profonde nella fede”.
Ora, dice la sindaca Sara Funaro, “Firenze resta più sola. Perdiamo una figura importante che ha segnato la storia della nostra città, un sindaco lungimirante la cui visione di città è ancora attuale. In un momento storico buio come quello che stiamo attraversando e segnato dai conflitti, mancherà ancora di più. Se Firenze è città capace di costruire legami, dialogo e solidarietà, lo dobbiamo moltissimo a Mario Primicerio”. Una perdita grande anche per la presidente Dem della commissione cultura e del vicepresidente del gruppo Pd in Regione, Cristina Giachi e Andrea Vannucci: «Con Mario Primicerio se ne va una delle figure più significative della storia recente di Firenze. Un uomo di pensiero e d’azione, con una visione di città aperta, solidale, radicata nei valori dell’umanesimo e della pace. Ricordiamo i suoi numerosi viaggi in Palestina e in Israeleper cercare di costruire ponti di pace”.
La Fondazione La Pira “si unisce in preghiera con Mario, che è stato per noi un amico vero, un fratello, e una guida” e lo immagina “accolto gioiosamente con un abbraccio da La Pira sulla porta del Paradiso”. L’arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli, che celebrerà il funerale a Firenze sabato 31 maggio alle 15 nella chiesa di Santo Stefano in pane a Rifredi, indica in Primicerio un “esempio fondamentale e da perseguire nei nostri tempi segnati da guerra e distruzione”.Valdo Spini, presidente della Fondazione Fratelli Rosselli, ricorda di “avere appoggiato con i laburisti la sua candidatura a sindaco: in lui fede, cultura e impegno politico si fondevano in una personalità piena di umanità e di attivo intervento nella cosa pubblica”. Dice Matteo Renzi: “Era un uomo appassionato e intelligente”. Il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo sottolinea che “con Primicerio si è spenta la voce di un uomo di pace”. La vicepresidente della Regione Stefania Saccardi ne cita “ la sapiente pacatezza, caratteristica propria delle persone perbene”. E la presidente di Isia Firenze, Rosa Maria Di Giorgi ricorda commossa di essere stata la sua capogabinetto: “L’ho visto in campo, con coraggio, in missioni impossibili, gentile e forte, intelligente. Un sindaco di altissimo livello che aveva visione e strategie chiare in testa ”. Lo ricordano La Fondazione Giovanni Paolo II ed Elena Pampana, presidente di Acli Toscana:“Mario Primicerio costituisce un esempio concreto di come si possa coniugare il Vangelo con l’impegno civico”.
thedot cultura (30 maggio 2025)
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