Progetti in Libano e in Terra Santa

Progetti in Libano e in Terra Santa

Toscana Oggi n.21 del 1 Giugno 2008
Speciale Fondazione Giovanni Paolo II

In questa parte del Mondo, nella quale la presenza dei Cristiani negli ultimi decenni ha subito una flessione enorme, oggi più che mai è necessario lavorare per il dialogo e la convivenza sia con i musulmani quanto con gli ebrei, avendo ben coscienza che siamo si in una posizione di forte minoranza numerica ma anche con la piena consapevolezza che i cristiani possono svolgere un grande lavoro di raccordo, di sintesi e di testimonianza attiva nella migliore tradizione di identità e di servizio verso le comunità e le società dei Paesi del Medioriente.

Ma per fare questo è assolutamente necessario che i cristiani vivano in questi Paesi, non siano discriminati, siano posti in condizione di esprimersi alla pari degli altri. Non è cosa facile: la situazione varia molto da Paese a Paese. Ogni Nazione ha ovviamente una realtà sua propria che si manifesta con caratterizzazioni diverse della società civile. È una realtà assai complessa quella della Terrasanta, una realtà allo stesso tempo sempre uguale e sempre in frenetico movimento: la Fondazione si sente parte integrante e viva di tutto ciò, pure operando talvolta in difficoltà e in situazioni estreme che non si riscontrano in altre parti del Mondo, ma proprio per questo degne e necessitanti di costante attenzione ed attento monitoraggio ed ancor più di pazienza e saggezza infinita. In questi anni difficili i Vescovi Luciano e Rodolfo con i Vescovi Toscani ed italiani hanno interpretato al meglio questo compito a favore dei cristiani di questa parte d’Oriente, terra dei Patriarchi e dei Profeti, terra di Gesù e degli Apostoli, terra santa per le tre religioni abramitiche, luogo dei cristiani della Chiesa delle origini che duemila anni dopo la nascita del Salvatore sono chiamati, oggi come allora, a testimoniare la fede in un contesto estremamente difficile ma anche determinante per le vicende dell’Umanità.

La Fondazione per il dialogo, la cooperazione e lo sviluppo, nata come risultante di un lavoro e di un impegno considerevole e costante profuso dalle Diocesi di Fiesole e di Montepulciano-Chiusi-Pienza, unitamente ad altre Diocesi toscane e italiane, è impegnata pertanto, in questi mesi, nella realizzazione di alcuni progetti in Libano e in Israele. In particolare, dopo molte realizzazioni effettuate grazie al contributo della Cei (utilizzando l’8 per mille) oggi la Fondazione sta aggregando intorno al contributo Cei anche quello di privati, Enti e Fondazioni. In questi primi mesi la Fondazione sta progettando alcune realizzazioni in Libano e nel nord di Israele e a Gerusalemme. Come si può leggere anche da queste brevi note sono progetti realizzati insieme e su indicazione della comunità locali. Progetti finalizzati a migliorare le qualità di vita rese difficili dalla guerra, tesi a favorire il dialogo e la formazione dei giovani creando loro spazi e luoghi di incontro e aggregazione. Ai progetti hanno preso parte, anche economicamente, le comunità locali. E soprattutto la gestione dei singoli progetti (l’ospedale, il liceo, la scuola e il centro di Gerusalemme) saranno gestiti direttamente dai fruitori. Questo metodo di lavoro risponde a una scelta ben precisa: costruire ciò che serve, costruirlo dopo aver individuato chi lo può gestire nel quotidiano. Nessuna cattedrale nel deserto quindi e nessun progetto che non può poi camminare con «gambe» locali.

Tre progetti per un’unica comunità cristiana, divisa dal confine fra Libano e Israele. La Fondazione, grazie all’immediato appoggio avuto dalla Cei, è impegnata nella realizzazione di tre progetti, due nel sud del Libano e uno nel nord di Israele. In Libano nella provincia di Tiro si sta lavorando alla progettazione e costruzione di un nuovo ospedale regionale e liceo. Questa zona, seconde le Nazioni Unite, è una delle più povere e martoriate non solo del Libano ma dell’intero Medio Oriente. Il progetto dell’ospedale è realizzato insieme con la Diocesi cattolico-maronita di Tiro, nella città di Ain Ebel, situata proprio sul confine con Israele. La costruzione di questo ospedale vuole provare anche a invertire la tendenza che è avvenuta in questa zona, dove la popolazione ha abbandonato questa terra proprio per la mancanza di strutture ospedaliere. La struttura, che agirà su un bacino di circa 95.000 persone, avrà un pronto soccorso con diversi reparti (medicina generale, chirurgia generale e pediatrica, traumatologia generale e infantile, ostetricia e neonatologia). La Fondazione sta lavorando per il reperimento delle risorse necessarie alla sua costruzione, mentre per la gestione quotidiana sono state individuate, una Congregazione di suore ospedaliere, il fondo sociale diocesano supportato da quello del Patriarcato Maronita e dal sistema sanitario nazionale libanese, con l’impegno diretto dello stesso Ministro. La Fondazione vuole completare l’intera opera, adoperandosi per reperire i fondi mancanti, entro il 2009. Sempre nella regione di Tiro, nel villaggio di Rmeich si sta realizzando un nuovo liceo. Si tratta di aggiungere un piano all’edificio esistente che ospita, in una situazione didattica molto difficile, il liceo della zona, gestito dalla Diocesi cattolicomaronita di Tiro. La cooperativa di genitori ed educatori che gestisce la scuola di Rmeich concorre in maniera diretta e consistente alla nuova edificazione, mentre la chiesa locale partecipa con un proprio contributo. L’istituto è collegato al sistema scolastico libanese, pertanto beneficia, anche se con molta discontinuità e variabilità di risorse, delle provvidenze statali.

Sempre per la stessa comunità, ma all’interno però del confine di Israele, a poche centinaia di metri si trova un altro intervento della Fondazione, nel villaggio di Tarshiha. Un piccolo villaggio di circa 4.400 abitanti, dove i cristiani sono la metà (1950 i cattolici e 250 gli ortodossi) i restanti sono musulmani. Tarshiha è amministrativamente legata alla Municipalità di Maalot (città ebraica) formando un unico comune, tanto che i due comuni vengono considerati come l’unica realtà univoca in Israele di amministrazione congiunta araboebraica. Purtroppo questa zona, per la sua vicinanza al confine del Libano, è stata l’epicentro di bombardamenti Hezbollah che hanno causato molti morti da entrambe le parti, distruzioni e danni ingenti. La comunità dedica molto impegno all’educazione di giovani, cercando di frenare l’esodo dei cristiani che, anche se non come in Cisgiordania, inizia anche in Galilea. Per questo la nuova scuola di Tarshiha è inserita nel centro di attività sociali ed educative della Parrocchia, luogo di dialogo per cristiani, ebrei, musulmani e drusi di tutta l’alta Galilea. Sarà una scuola parificata, inserita e sostenuta dal sistema scolastico dello Stato di Israele.

Oltre alla Fondazione ha contributo economicamente alla sua realizzazione la Chiesa Cattolicomelchita di Galilea (che poi ne sarà la proprietaria), oltre a tutta la comunità parrocchiale e dal lavoro volontario di molte persone del villaggio.

In Israele, a Gerusalemme è stata recentemente inaugurata la prima parte di un grande centro di aggregazione per l’educazione alla convivenza e alla pace, intitolato a Giovanni Paolo II nella parrocchia di Beit Hanina. Il progetto viene realizzato in collaborazione con la Custodia dei Francescani di Terra Santa e con la partecipazione della CEI, delle Diocesi di Fiesole e Montepulciano-Chiusi-Pienza, della Unicoop Firenze, della Petroniana Viaggi di Bologna, della CISL Toscana, dell’Associazione Oasi di pace di Milano, dei Comuni della Provincia Monza-Brianza, del servizio pastorale giovanile della Diocesi di Bologna, di Agio Bologna, del Quartiere S. Stefano sempre di Bologna. Si svilupperà in tre anni e sarà ultimato alla fine del 2009. Il progetto costituisce la parte più importante e fondamentale di un piano più vasto e articolato finalizzato ad un’ampia azione in favore dei bambini e ragazzi arabi di Gerusalemme, in particolare per l’educazione alla socialità, alla convivenza e alla prevenzione di fenomeni purtroppo diffusissimi nella parte araba della città santa, come la tossicodipendenza e la delinquenza minorile. Lo scorso 31 marzo, con una grande festa, è stato inaugurato (rispettando i tempi di consegna) il primo lotto di lavori che comprende una pizzeria ristorante, aule multifunzionali e sale per incontri e riunioni. Questi nuovi spazi che presto avranno anche una piscina e campi sportivi sono stati pensati per i bambini e le bambine, per offrire loro un luogo di incontro e di scambio. I servizi del centro sono pensati per famiglie, ragazzi e bambini.

I pellegrini di Fiesole, nel 1997, in preghiera di fronte al blocco militare che impediva l’accesso a Betlemme.

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