Religioni. Il tempo del dialogo

Religioni. Il tempo del dialogo

Toscana Oggi n.35 del 5 Ottobre 2008
Speciale Fondazione Giovanni Paolo II

di Guido Bellatti Ceccoli

Nel recente viaggio di Benedetto XVI in Francia, in particolare durante la sua sosta a Parigi, il tema del dialogo ecumenico e interreligioso è comparso con forza, soprattutto negli interventi del cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, che ha voluto ricordare che la Francia, come gran parte d’Europa, è «un vero crocevia di popoli e di nazionalità. Le Chiese cristiane di rito orientale sono ampiamente rappresentate: armeni, ucraini, maroniti, copti, siri, caldei, greco-melchiti, greco cattolici romeni e russi, costituiscono in Francia comunità vive. Ma qui si ritrovano anche numerosi immigrati dei cinque continenti: europei di diversi Paesi, oceaniani, americani, africani e asiatici riuniti in più di cinquanta comunità nazionali». Proprio una delegazione delle Chiese e comunità cristiane della Francia ha voluto essere presente alla celebrazione dei vespri a Notre-Dame, quanto il Papa ha invitato a proseguire sulla strada dell’unità della Chiesa. Il pontefice ha dedicato alla comunità ebraica un incontro particolare, nel quale ha riaffermato il rifiuto da parte della Chiesa Cattolica di qualunque forma di antisemitismo; Benedetto XVI ha poi rivolto un caloroso saluto ai delegati della comunità musulmana francese all’inizio del suo discorso al Collège des Bernardins nell’incontro con il mondo della cultura francese. Nei suoi discorsi evidente è stato il richiamo alla necessità di riscoprire la centralità della dimensione spirituale e religiosa nella società contemporanea in una prospettiva di dialogo con la cultura.
Le sue parole hanno destato una certa curiosità nell’opinione pubblica, anche se non erano delle novità, dal momento che Benedetto XVI, fin dai primi giorni della sua elezione, ha insistito su questa dimensione, cercando di costruire un dialogo tra le religioni, in modo da poter definire un comune campo di intervento nella società. Nel procedere su questa strada, per certi versi già intrapresa da Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ha continuamente evocato l’eredità del concilio Vaticano II, nel quale, soprattutto nella dichiarazione Nostra Aetate sulle religioni noncristiane, si sono poste le basi per un dialogo tra le religioni per approfondire la reciproca conoscenza e per costruire un mondo fondato sulla giustizia e sulla pace. Benedetto XVI ha insistito soprattutto sulla dimensione della conoscenza, con la quale rimuovere falsità e pregiudizi, e sulla collaborazione nella difesa dei diritti umani, con la quale sconfiggere ogni forma di violenza e di discriminazione. Si è trattata di una strada non facile da percorrere, nella quale non sono mancate le difficoltà, una strada che ora sembra dare i suoi primi frutti, soprattutto nei rapporti tra cristiani e musulmani. Infatti in questi ultimi mesi si sono intensificati contatti e incontri tra cristiani e musulmani, anche in seguito alla lettera, sottoscritta da 138 leader musulmani, indirizzata ai responsabili delle comunità cristiane del mondo proprio per rifondare il dialogo interreligioso su una base pienamente condivisa, quale antidoto alla violenza, in modo da rilanciare il ruolo fondamentale delle religioni nella società contemporanea.
Proprio in seguito alla calorosa accoglienza da parte cattolica di questa lettera si è tenuto un primo informale incontro in Vaticano; questo incontro ha condotto alla definizione di un progetto per la realizzazione di un forum permanente cattolico-musulmano, che terrà la sua prima riunione nel prossimo novembre. Si tratta di passaggio significativo nel rafforzamento delle forme del dialogo e nella definizione dei suoi contenuti, un passaggio certamente non isolato, poiché la creazione del forum va collocato nel panorama delle tante iniziative promosse a vario livello da cristiani e musulmani per approfondire e radicare sempre di più la dimensione del dialogo interreligioso nella testimonianza quotidiana della propria fede. Tra i numerosi incontri di particolare rilievo è quello tenuto, lo scorso mese di luglio, a Madrid, promosso dalla Muslim World League per iniziativa del re dell’Arabia Saudita. La conferenza ha visto la partecipazione di numerose delegazioni delle principali organizzazioni e comunità religiose da tutto il mondo, dal Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra, al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, alla stessa Chiesa Cattolica, la cui delegazione era presieduta dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, che ha portato un messaggio del papa, oltre che rappresentanti dal mondo islamico. Questo intenso dialogo islamo-cristiano, che assume un valore ancora più rilevante in Europa e nell’area mediterranea, non è rimasto circoscritto all’ambito religioso; infatti proprio sulla dimensione interculturale e interreligiosa si sono venute sviluppando numerose e qualificate iniziative da parte delle istituzioni europee. Accanto alla scelta della Comunità Europea di dedicare il 2008 alla dimensione interculturale, attivando progetti pluriennali per sviluppare questa dimensione tra i paesi dell’Unione, in tempi recenti il Consiglio d’Europa, che raccoglie ben 47 paesi membri e cinque osservatori, ha organizzato un incontro sulla dimensione religiosa del dialogo interculturale; con questo si è così aperto uno spazio di ascolto e di confronto tra religioni in Europa e la società laica su alcuni temi specifici, come l’insegnamento dei fatti religiosi e relativi alle convinzioni, per la promozione dei valori fondamentali dell’Organizzazione di Strasburgo: democrazia, diritti dell’uomo e stato di diritto. Proprio il dibattito sulla definizione di una società multireligiosa e multiculturale ha messo in evidenza l’auspicio secondo il quale le identità religiose e culturali non devono essere considerate fortezze nelle quali rinchiudersi, ma ricchezze da condividere per comprendere lo straordinario patrimonio del quale l’Europa è depositaria per farsi portavoce di una cultura della pace, della cooperazione e dello sviluppo nel Continente, considerando anche la particolare realtà del bacino del Mediterraneo.

Share this content: