Padre Cetoloni rappresenterà la Cei in Terra Santa. Deve verificare se gli aiuti sono ben utilizzati

Padre Cetoloni rappresenterà la Cei in Terra Santa. Deve verificare se gli aiuti sono ben utilizzati

6 Gennaio 2016

Il vescovo francescano di Grosseto, padre Rodolfo Cetoloni, rappresenterà la Conferenza Episcopale italiana nella delegazione di presuli europei, americani e sudafricani che dal 7 al 14 gennaio sarà in visita istituzionale alle comunità latine di Palestina e Medio Oriente che fanno capo al Patriarcato di Gerusalemme per verificare la situazione complessiva dei cristiani, le loro difficoltà, i loro bisogni, le loro condizioni. La delegazione visiterà luoghi come Gaza, Betlemme, Gerusalemme, Taibe, per poi raggiungere la Giordania e incontrerà rappresentanti delle comunità locali per raccogliere informazioni, dati ed elementi utili a individuare le migliori forme di sostegno e di aiuto. La visita si ripete ogni inizio d’anno dal 2000, dopo lo scoppio della seconda Intifada, e padre Cetoloni ne aveva già fatto parte. Il suo legame con la Terra Santa è molto forte perché da giovane frate fu inviato a Gerusalemme per completare la sua formazione e i suoi studi in Teologia. A Gerusalemme fu ordinato sacerdote il 26 giugno 1973. Da allora il rapporto con la Terra Santa è andato rafforzandosi sia attraverso la promozione di pellegrinaggi, in uno dei quali, nel 2000, fu raggiunto dalla notizia che papa Giovanni Paolo II lo aveva eletto vescovo, sia nell’impegno in progetti di cooperazione e di sostegno ai cristiani del Medioriente. Impegno che si è concretizzato soprattutto attraverso la Fondazione Giovanni Paolo II, onlus per il dialogo, la cooperazione e lo sviluppo, che porta avanti da anni progetti finalizzati ad evitare la fuga dei cristiani perseguitati o in difficoltà dai luoghi santi attraverso l’aiuto dall’occidente, e poi con l’associazione Amici di Betlemme di cui è presidente. “Parto – ha dichiarato al quotidiano on line di Grosseto Il Giunco – sentendomi addosso tutta la responsabilità di rappresentare la Chiesa italiana all’interno della delegazione e tra i fratelli cristiani. Parto anche con gioia, la stessa gioia che provo ogni volta che ho la possibilità di toccare quei luoghi santi, dove sono le radici della nostra fede e della storia dell’umanità tutta. Parto infine consapevole che la situazione in Terra Santa è di nuovo difficile e attraversata dal dolore, ma proprio per questo c’è bisogno che i cristiani sentano tutto il sostegno, la fraternità, la vicinanza e la premura dei loro fratelli di occidente”.

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