Intervista al cardinale Franc Rodé

Intervista al cardinale Franc Rodé

 

Oggi come in tutti i tempi il catechismo ha una importanza fondamentale per la comunità cristiana, per la Chiesa e anche come mezzo di evangelizzazione per il mondo non credente. Già per esempio San Pietro nella sua prima lettera dice ai cristiani di essere pronti sempre a rispondere a chiunque domanda ragione della nostra speranza, della speranza che è in noi, di rispondere alla gente che è intorno a noi, e lo dice San Pietro con dolcezza e rispetto. Ecco questo è il concetto del catechismo che già nasce ai primi tempi della Chiesa, poi passando i secoli, abbiamo nell’epoca moderna, per esempio, il catechismo del Concilio di Trento, secoli più tardi il catechismo di San Pio X e ultimamente il catechismo sotto il pontificato di Giovanni Paolo II. L’importanza è di dire con chiarezza, con rispetto, il mistero della nostra fede. Come dice uno scrittore francese di origine americana Jules Ville: il cattolico che dice chiaramente e sinceramente quello che crede esercita un’azione di cui non sospetta la forza e la portata. Dunque il catechismo dovrebbe essere sempre questo: dire semplicemente e con chiarezza la nostra fede. Ecco l’importanza sia per i giovani, sia per i credenti sia per i non credenti, la Chiesa l’ha saputo sempre. Poi c’è una cosa che mi sembra molto importante: la dottrina cristiana, la dottrina cattolica del catechismo deve essere esposta sempre con molta sicurezza interiore. Come dice San Tommaso d’Aquino, mi permetto di citarlo in latino, veritas in seipsa fortis est et nulla impugnatione combellitur, la verità è forte in sé stessa e nessuna contrarietà può sminuire la forza della verità. E qui mi permetto di dire una parola su un autore che a me piace molto, che leggo da tanti anni e che considero come un mio maestro, Romano Guardini. Quando Romano Guardini nel 1922 è stato chiamato, giovane teologo, a fare un corso creato per lui, la Katholische Weltbild, la visione del mondo cattolica, nell’Università di Berlino, una città protestante e, più che protestante, non credente. Romano Guardini dopo alcuni mesi, scrive: non mi sono mai fatto illusioni sulle mie possibilità personali ma era per me altrettanto chiaro che la mia coscienza cristiana, precisamente cattolica, era radicalmente superiore in ampiezza e chiarezza a quasiasi non credente per quanto geniale. Io penso che questa coscienza di una radicale superiorità e di una ampiezza del messaggio cristiano deve essere presente nel catechismo, non dobbiamo essere presi da dubbi. Annunciare il vangelo che è la Parola di Dio, come dice anche lo stesso Romano Guardini, la Parola di Dio che trasmette il catechismo viene dal Signore, viene dall’eternità ed allora è attuale in ogni tempo, trascende tutti i tempi perché viene dall’eternità. Ecco l’importanza e la qualità che deve avere il catechismo.

D. Eminenza, qual è il valore della speranza, che poi è il tema che lei ha trattato nel libro.
Il valore della speranza… io mi ispiro da un poeta francese, Charles Péguy, che è morto all’inizio della prima guerra mondiale nella battaglia della Marna. Lui ha scritto un bel poema che si chiama: Il portico del mistero della seconda virtù, della speranza, e dice questo: quello che più amo -dice Dio- è la speranza; la fede non mi sorprende, io risplendo talmente nella mia creazione. Dunque la fede è ovvia, la carità -dice Dio- non mi sorprende, queste povere creature sono così infelici, a meno di avere un cuore di pietra come potrebbero non avere carità le une per le altre? Ma la speranza -dice Dio- sì che mi sorprende! Che questi poveri figli vedono come vanno le cose e credono che domani sarà meglio, questo sì che è sorprendente e io stesso ne sono sorpreso. Quale non deve essere la mia grazia e la mia forza perché questa piccola speranza sia così fedele, così pura, è impossibile da spegnere, dice Dio. La speranza non va da sé, per sperare bisogna aver ricevuto una grande grazia. La carità ama ciò che è Dio e il prossimo, come la fede vede Dio e la creazione ma la speranza ama e vede quel che non è ancora e che sarà nel futuro del tempo e dell’eternità. Penso che delle cose più belle sulla speranza è difficile dire.

D. Cosa significa essere cristiani oggi?
Per il cristiano di oggi ripeto quello che ho detto su Romano Guardini: la sicurezza interiore, intima, del valore del nostro messaggio, e anche una certa giovinezza. E mi permetto di citare un altro teologo dell’era germanica Hans Urs von Balthasar che è morto una ventina di anni fa, la notte prima di essere fatto cardinale da Papa Giovanni Paolo II. Questo teologo svizzero dice questo: il cristianesimo si è affermato nel mondo del suo tempo, in un mondo che non mancava né di vigore né di maturità, né di virilità; semplicemente i cristiani si sono affermati perché erano più giovani di una generazione rispetto a tutto quello che era intorno a loro. Allora le due parole fermezza nella fede, chiarezza nell’esposizione ma sempre, come dice san Pietro con delicatezza e rispetto, e poi una certa atmosfera di giovinezza che ha in Vangelo, che ha il messaggio cristiano poiché la Parola di Dio che viene dall’eternità è sempre giovane.

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