Lettera di Natale 2022 del Presidente

Lettera di Natale 2022 del Presidente

La lettera di auguri del Presidente Andrea Bottinelli rivolta a tutti coloro che contribuiscono alla promozione dei valori e del lavoro della Fondazione.

Si è da poco conclusa la Mostra “Bethlehem Reborn”, scenario ideale che ci ha permesso di raccontare la Fondazione per quindici giorni con una narrazione rapsodica, dai temi di attualità economica e culturale fino ai più impegnativi di carattere sociale-religioso con il piacevole contrappunto folk italopalestinese e la dolcezza delle favole recitate ai bambini, che credo abbia colpito l’interesse se non la curiosità di molti amici e visitatori.

Sono certo che non sia sfuggito ad alcuno come gli eventi “Comitato Scientifico”, “Giornata della Fondazione”, “Consiglio Giovani del Mediterraneo”, raccolti nelle splendide sale del Museo degli Innocenti con la partecipazione di autorevoli rappresentanze della diplomazia araba e palestinese, delle alte cariche ecclesiali, della cultura, della politica e della Città di Firenze, abbiano avuto un forte rilievo mediatico ed emotivo.

Tutta la Fondazione – ai diversi livelli e con la disponibilità consentita dalle attività quotidiane – è riuscita a rappresentare sé stessa ed il suo mondo; il manifesto che dedica a tutti coloro che con la vicinanza e l’aiuto materiale dicono: “andate avanti!”. Per questo il nostro grazie non sarà mai abbastanza.

Nel tempio di WALL STREET dove la ricchezza incalza sé stessa incitandosi con impulsi alfanumerici che compaiono e scompaiono vertiginosamente sui monitor dei trader circola un famoso aforisma – poi utilizzato anche da alcuni sapienti della economia – ovvero: “quando la marea sale fa salire tutte le barche.

Possiamo allora – parafrasando – sostenere che se la nostra marea: ascolto, attenzione, abnegazione, affetto, applicazione, capacità, competenza, com-passione, consapevolezza, conoscenza, condivisione, correttezza, cura, diligenza, efficienza, entusiasmo, interazione, integrazione, impegno, interesse, indipendenza, operosità, pazienza, premura, prudenza, riguardo, riflessione, solerzia, sostegno, sollecitudine, studio, trasparenza, zelo, salirà in qualità e quantità allora anche i più fragili e vulnerabili potranno ottenere dal nostro lavoro la spinta per rialzarsi dalla loro disperazione?

Ed ancora, chiedo a me stesso e a tutti noi, dov’è il luogo o “il non luogo” che ammette l’affermazione che ho rischiato appena sopra, quando invece la realtà ci presenta milioni di poveri, milioni di profughi da guerre e da povertà assolute, milioni di solitudini e distruzioni ambientali diffuse? E poi – continuando – le nostre e le altre infinite iniziative solidali sono esempi ed azioni convincenti a sfidare lo scetticismo di chi le ritiene velleitarie? Provo a rispondermi: il luogo esiste! È il libro dov’è scritto il nostro bilancio sociale.

Proviamo ad eliminare segni, grafici e tabelle. Proviamo a mescolare verbi e sostantivi. Sfidiamo grammatica e sintassi e mettiamo in circolo i numeri come quando giocano i bambini. Allora quelle lettere che danzano, quei punti, virgole, accenti diventano donne, uomini, bambine e bambini che non si sentono più soli; quei termini resi liberi dalle regole linguistiche sono diventati linguaggio ed i numeri non sono aritmetica ma sorrisi, strette di mano, abbracci. Infine, per sfidare gli scettici mi faccio soccorrere dal pensiero del Padre Balducci quando scrive: “credere significa essere certi che si avvererà ciò che per la logica precostituita non potrà mai avverarsi!”
Su questo percorso, forse non proprio ispirati da teologi, da fedi o da desideri filantropici, si sono incamminati due studiosi che mi sembra interessante presentare: William Crouch e Toby Ord.

Insieme hanno co-fondato l’organizzazione “Giving What We Can” per incoraggiare le persone a impegnarsi a donare il 10% delle loro entrate a Enti di beneficenza accreditati, oltre al “Center for Effective Altruism” che potremmo definire come l’obbiettivo di massimizzare l’impatto delle donazioni di beneficenza. Nella concezione classica di donazione si pensa al denaro, ai beni, alle risorse, meno si pensa al tempo. Sostengono che molti dei modi in cui le persone pensano di fare del bene ottengono ben poco, ma che applicando dati empirici ed altri ragionamenti scientifici ai sistemi normalmente definibili sentimentali si possono ottenere risultati con un impatto positivo molto più esteso. Tutto questo sarebbe puro esercizio intellettuale se non potessimo riconoscervi anche il cuore, le mani, l’anima.

Mario Luzi scrive la poesia “Natale” da cui estraggo l’annuncio dell’incarnazione che dice a tutti noi: Lui è venuto sulla Terra per dare maggiore forza agli uomini e per mezzo di Lui il mondo acquista nuovo vigore e, tramite Lui, la nuova Creazione ricomincia.

…….“Che pena, che fatica
sciogliersi dal tempo
intemporale da cui viene
e inoltrarsi in questo,
presente, in questo luogo che lo tiene…
Il remoto nell’approssimarsi
scade, l’incognito
nel divenire noto
perde incanto, duole,
però non lo dismaga,
smaglia via via
di nuova meraviglia
il mondo tutto intorno
al suo giaciglio – e incombe,
ahi, un buio sopra di lui,
un’opacità,
eppure non vacilla.”……..

È tempo di auguri.
A tutti voi che lavorate, aiutate e credete nelle opere della Fondazione; a tutte le persone che sono a voi vicine, che amate e da cui siete amati: BUON NATALE!!

Andrea Bottinelli, Presidente

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