La vocazione nata per sport del “commerciante” Ibrahim…

La vocazione nata per sport del “commerciante” Ibrahim…

“Aiutateci davvero, venite in Terra Santa e non abbiate paura”

di Fausto M. Antonucci, 8 Maggio 2008

Ibrahim Faltas o.f.m., è parroco della Chiesa di S. Salvatore in Gerusalemme, un luogo speciale, innanzitutto perché rappresenta uno degli ultimi capisaldi cristiani in Terra Santa, una realtà viva a cui fanno capo “sette chiese succursali” e centinaia di famiglie, ma non solo, è certo il più importante, considerando che al “territorio parrocchiale” appartengono “il Calvario” e “il Sepolcro” di Gesù Cristo. Difatti, come lo stesso P. Ibrahim dice “è ben più di una parrocchia, poiché custodiamo non solo i Luoghi Santi, ma abbiamo cura della pietra viva, la gente”. Egli stesso è certo una personalità carismatica, coinvolgente e impegnata, conosciuto e ascoltato in Italia e in Europa per le sue attività a favore delle popolazioni, è Vicepresidente infatti, della fondazione “Giovanni Paolo II”, che vede in prima linea il Vescovo di Fiesole, nei pressi di Firenze, quale Presidente, per gli aiuti verso i cristiani di Terra santa e non solo. Anni addietro gruppi armati di Palestinesi in rivolta, occupavano la Basilica della Natività a Betlemme, che veniva presto circondata dalle forze armate di Israele, P. Ibrahim Faltas era lì, a mediare, a scongiurare ulteriori vittime, era lì a custodire quel Santo Luogo e a riaffermare l’impegno dei cristiani. L’Attacco lo ha intervistato in esclusiva

Padre Ibrahim, cosa ricorda dei momenti concitati che hanno visto occupata e assediata la Basilica della Natività a Betlemme?

La Basilica era sotto sequestro… eravamo trenta frati, sotto assedio per trentanove giorni, senza acqua, senza cibo o elettricità… occupati dentro, dai Palestinesi… occupati fuori, dagli Israeliani! C’erano già state otto vittime e il timore è che facessero saltare in aria la Basilica, che si spargesse sangue… avevamo uno scopo, evitare tutto questo, così ho insistito, voluto a tutti i costi rimanere, per mediare, evitare il peggio! …È stata la nostra presenza a salvare la situazione, e badi, è stata la prima volta che una vicenda di tal genere non si sia conclusa in un’esplosione! Questo fa capire quanto sia importante la presenza dei Cristiani in Terra Santa.

Può spiegare quale è la situazione, il ruolo dei cristiani?

Innanzitutto si deve capire come noi… i cristiani che vivono in Terra Santa, sono stretti tra due fuochi, israeliani e palestinesi, vivendo ogni giorno problemi politici ed economici, che influenzano la vita quotidiana! È una situazione drammatica, negli ultimi anni in migliaia hanno lasciato i Luoghi Santi per emigrare in America Latina, Canada, Australia. La nuova intifada non ha permesso ai giovani di muoversi e studiare, molte coppie miste si vedono separate dai muri e le barriere, dai reciproci veti e il 90 % vive di turismo che è notevolmente scemato. È però anche una sfida… una sfida delicata, in cui il Signore ci aiuta, e che per essere vinta ci impegna nella costruzione di rapporti buoni o per meglio dire, costruttivi!

Può specificamente farci cogliere il ruolo, anche nella sua personale esperienza?

Allora, io sono Egiziano, nato ad Alessandria, da cattolici copti, la mia è stata una vocazione particolare, venivo da una famiglia povera, così sono diventato commerciante, vivevo del mio lavoro e certo non pensavo di prendere i voti, il Signore aveva però un altro progetto! È stata una vocazione nata grazie allo Sport, su un campo di calcio e una partita che dovevo disputare, è nata attraverso i frati che in quella occasione mi ospitavano. Voglio far capire che la parrocchia da noi è ben di più, è punto di aggregazione e di svago, riunisce la comunità e si occupa di ogni esigenza, tiene cura non solo dei Luoghi Santi, ma della pietra viva, la gente! I cristiani sono da sempre pacificatori e mediatori, la Pace non si costruisce da sola, ma con atti di Pace! Innanzitutto migliorando le condizioni di vita di coloro che abitano in Terra Santa… e specie noi cristiani abbiamo il compito di rendere impossibile la guerra!

Padre Ibrahim qual è il suo appello alla comunità internazionale?

Sicuramente di intervenire e impegnarsi nei confronti di queste popolazioni, l’Europa potrebbe fare tanto ma è ancora debole. Sono gli Stati Uniti d’America che dovrebbero fare di più, possono innegabilmente sbloccare la situazione, in questo senso, grande speranza, la suscita l’imminente visita del Presidente Bush, certo tutti i Presidenti Americani si ricordano della Palestina sotto elezioni, ma probabilmente egli avendo fallito su altri fronti, potrebbe tenere particolarmente a che si arrivi ad un accordo! Gerusalemme, rimane il problema di più difficile soluzione, chi l’ha affrontato, ne ha pagato di persona le conseguenze come Rabin, ma pensiamo a quanto il terrorismo strumentalizzi la questione palestinese, profeticamente S.S. Giovanni Paolo II disse, se non ci sarà Pace in Terra santa, non ci sarà pace nel mondo!

Quale messaggio invece vuole lanciare dalla nostra Testata giornalistica?

Sogno di vedere la Pace già su questa Terra, e di non vedere più la gente soffrire. Voglio educare alla Pace, questo è il mio progetto, quando la gente ha buone condizioni di vita, la mia esperienza mi dice che questo è non solo possibile, ma realizzabile! A voi tutti dico di venire in Terra Santa, di non aver paura, perché senza Pellegrini, senza il turismo, non è possibile la vita, questo è il vero aiuto.

L’Attacco (8 Maggio 2008)

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